Dal 5 aprile al 16 maggio la Filmoteca de Catalunya propone, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, una retrospettiva, da molto tempo attesa, dedicata alla vasta filmografia di Paolo e Vittorio Taviani, attivi da oltre 50 anni e vincitori di prestigiosi riconoscimenti a livello internazionale.
La retrospettiva dal titolo “Fratelli Taviani, l’utopia come motore” presenterà la filmografia completa dei due cineasti e sceneggiatori eccetto un unico film, non disponibile. All’inaugurazione sarà presente Paolo Taviani, il giorno 5 aprile, per un incontro con il pubblico, in occasione della proiezione dell’ultimo film, “Una questione privata” tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio.
Un’occasione davvero unica per godere di alcuni fra i lungometraggi più apprezzati e premiati della nostra cinematografia, da “Padre padrone” a “la Notte di San Lorenzo”, un cinema d’impegno civile reso in modo molto delicato e sempre con grande eleganza.
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«Il cinema di Paolo e Vittorio Taviani è, a una prima lettura, difficile. Difficile a comprendere, ma innanzi tutto ad amare. È innegabile che vi sia un percorso intricato senza il quale è impossibile accedere all’opera, poiché i registi medesimi hanno cosparso di ostacoli questo cammino; ma sarebbe proprio del lettore attento individuarli e rimuoverli.
Una maschera copre sempre il volto dell’immagine, lo ripara e con esso le idee pudiche degli autori. L’istanza politica, la prepotenza della cronaca, il documento e l’intervento sono solo le ombre, i sipari, che in realtà celano i corpi, non inanimati, ma sommersi dalla vita, dalla Storia, a cui vogliono rispondere e interrogare. I primi sono le note dissonanti che si levano dal golfo mistico dell’orchestra, per sfociare poi in una scenografia sonora, fatta di rinvii, suggerimenti, ammiccamenti. Cronaca e Storia, presenti in ogni film, sono divenute esse stesse personaggi di una recita a soggetto, di una messa in scena, ove ognuno, nessuno escluso, è schiavo delle convenzioni della finzione. Sono i Leitmotiv del racconto, calatisi entro l’immaginazione, per determinarne i contrappunti; attraversano con le loro estremità acute lo spazio della narrazione, loro sorella, bastarda e minuscola, fantasiosa e scriteriata, sognante e impulsiva. Questa sa solo parlare a se stessa; è egocentrica, dialogica; ama girovagare tra i fondali con tutti i personaggi, ma, unicamente perché quelli sono stati creati da lei, può dare e a essi chiedere: non per nulla la sua ambizione è la regia. Il concreto, la sua somiglianza con l’immagine proposta dallo schermo, la presunzione della sua veridicità e di un suo possibile riscontro ha determinato – col dover essere dei due fratelli sempre con gli uni o con gli altri – fraintendimenti, confusioni, l’offuscamento della lettura dei film, rimasti per lo più mal compresi». Fulvio Accialini e Lucia Coluccelli, Il Castoro, 1979
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