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Narrativa
La proliferazione di una letteratura e di una scrittura delle donne, in Italia, è inscindibile dalle riforme e dal progresso compiuti dalla società italiana, seppure le traiettorie non siano state sempre parallele. Il Novecento è il secolo della libertà e la dignità delle donne, ma l’emancipazione è stata sofferta. I cambiamenti avvenuti hanno coinvolto il mondo del lavoro, la famiglia, la maternità, la sessualità, il costume, la moda, la politica e gli istituti legali. Il diritto paritario al voto, approvato dal Parlamento già nel 1919, si è avverato di fatto solo nel 1946, dopo i lunghi anni del autoritarismo fascista. Molto si è lottato anche per la parità degli stipendi. Nella lunga ondata del ’68, condivisa da tutta la cultura occidentale, arriva il diritto al divorzio e la legalizzazione dell’aborto, e i cambiamenti nel diritto di famiglia; a tempi più recenti risale la legge sulla violenza sessuale. I modelli e le influenze sono venuti spesso, ma non solo, dall’area anglosassone o a volte di quella francese, anche per la letteratura; Virginia Woolf o Simone de Beauvoir, ad esempio, sono riferimenti imprescindibili. Ma già nel 1906 Sibilla Aleramo, in Una donna, anticipava molti degli argomenti scottanti poi lungamente dibattuti. Il Novecento italiano vanta una lunga lista di scrittrici notevoli, come Matilde Serao, Grazia Deledda, Ada Negri, Benedetta Cappa Marinetti, Gianna Manzini, Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Natalia Ginzburg, Lalla Romano, Maria Bellonci, Alba De Céspedes, Dacia Maraini… Ma, a partire degli anni ’80, l’esplosione è tale che non sembra più produttivo considerare le donne scrittrici come un gruppo a sé stante; esse semplicemente fanno parte, accanto a tanti scrittori, della vasta schiera della nuova letteratura e della nuova scrittura italiana.