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TIBIDABO – II Residenza d’artista: Raffaela Mariniello

Raffaela Mariniello

Concept

“La lettura del concept delle residenze d’artista a Barcellona sollecita, a mio parere, una riflessione sul tempo.
Il tempo che trascorrerò in questa città che fa dell’industria del turismo una delle fonti principali della sua economia, mi riporta a un tema a me caro e per molti aspetti inesauribile, ovvero il senso del viaggio.
In che modo oggi ci trasferiamo fisicamente da un luogo a un altro, e che tipo di tempo trascorriamo, che cosa riportiamo a casa della nostra esperienza? In tutte le città che ho visitato, per le diverse ragioni che mi hanno lì condotto, la domanda è stata sempre la stessa, che tempo passerò.
Diventiamo tutti turisti nel momento in cui usciamo dalla nostra residenza abituale e ci troviamo al di fuori del nostro ambiente consueto, per questa ragione trascorriamo un altro tempo. Durante la mia residenza a Barcellona, diventerò quindi anche io una turista.
Il lavoro a Barcellona sarà focalizzato in particolare sul turismo d’intrattenimento. Barcellona, infatti, al pari di tante altre città europee, è un’importante meta del turismo di massa.
In chi visita in modo superficiale e frenetico una città, c’è il desiderio di vivere un tempo presente, eterno, sospeso, espressione di un modo fantastico e lontano dal quotidiano. Allontanarsi dalla vita abituale, cercare spazi di evasione, fuggire, è la conseguenza, tra le altre, di un rapporto tra un lavoro molto spesso insoddisfacente e la libertà.
La delusione che viviamo spesso nel presente, genera un desiderio di cambiamento, sia pure per un tempo limitato, alla ricerca di un altro quotidiano, qualsiasi esso sia.
L’esistenza di un antico parco giochi a Barcellona, Il Tibidabo, dimostra come il desiderio di vivere tra realtà e sogno sia sempre esistito. Il parco giochi sicuramente ha a che fare con un sentimento infantile, quando da bambini si è nel mondo delle fiabe, che forse è il paradiso perduto, prima del peccato originale.
In questo luogo del divertimento, la mia riflessione sul tempo diventa concreta, perché intere generazioni lo hanno visitato, grazie alle riprese fotografiche e video.
Il lavoro, che prende il titolo dal luogo stesso, si svolgerà in parte durante le ore serali, per esaltare il lato irreale e fantastico, probabilmente realizzerò anche delle interviste video ai visitatori, senza pormi per il momento una scansione specifica. Individuerò una direzione in corso d’opera. Anche la scelta della fotografia notturna in qualche modo si relaziona al tempo, nelle mie immagini infatti il tempo appare liquido, somiglia a un fiume che scorre e che si porta dietro tutta la materia delle cose, facendo perderne il profilo.
Il Tibidabo, un parco costruito alla fine dell’Ottocento e secondo in ordine di tempo solo al Prater di Vienna, come tutti i parchi di divertimento, incarna perfettamente un tempo a sé, staccato dal contesto circostante, lontano dalla città, in quanto sovrasta Barcellona, situato in cima alla collina da cui prende il nome. Può considerarsi la metafora di un tempo interrotto, arcaico, per la sua data di costruzione, il Tibidabo è anche una sorta di archeologia industriale sempre presente, che non cambia mai e che si ricollega a un’archè, l’origine dei luoghi dello svago, diventati universali e uguali in tutto il mondo.
Come l’aeroporto, il non luogo per eccellenza, un parco giochi è lontano e rassicurante al tempo stesso, familiare e sicuro. Senza identità storica e senza geografia, ricrea una dimensione domestica, un altrove che riesce però a farci sentire sempre a casa.” (Raffaela Mariniello)

Biografia

Napoli, 1961. Vive e lavora a Napoli. Raffaela Mariniello si accosta alla fotografia collaborando all’inizio degli anni Ottanta con un’agenzia di fotogiornalismo. Per alcuni anni, dedicandosi alla fotografia di reportage, Mariniello svolge attività commerciale, realizzando servizi per le riviste “Interni” e “Domus”, per cataloghi fotografici, tra cui quello prodotto per gli stabilimenti di Riardo e di Sangemini (gruppo Sangemini-Ferrarelle), e per guide di viaggio (Budapest e Istanbul, 1990). Tra la metà degli anni ottanta e i primi novanta nell’ambito di un lavoro di fotografia di architettura e aerea, commissionato dalla Società di Edilizia Mediterranea del gruppo IRI, Raffaela Mariniello ha seguito, dalle prime fasi fino al suo completamento, la costruzione del Centro Direzionale di Napoli, realizzando cataloghi e video proiezioni, prodotti all’epoca per divulgare l’urbanizzazione dell’area. Con la mostra personale nel 1986 al Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes a Napoli Mariniello dà avvio a una diversa attività, che perde le caratteristiche di lavoro su commissione per approdare all’ambito artistico vero e proprio. La sua ricerca è indirizzata verso tematiche sociali e culturali e viene declinata, soprattutto, attraverso uno sguardo volto al paesaggio urbano e alla relazione che l’uomo riesce a istaurare con esso e con gli oggetti quotidiani che attraversano quei luoghi. Il paesaggio in bianco e nero e la conseguente scelta dell’azzeramento del colore, costituiscono la cifra espressiva di questi primi anni di sperimentazione artistica. Tra il 1992 e il 1995 l’artista espone in Italia (Napoli e Milano) e in Francia (Nantes, Calais e Parigi) Bagnoli, una fabbrica, lavoro realizzato nel 1991, che costituisce l’unica esaustiva testimonianza storica sull’acciaieria di Napoli prima della sua dismissione. Il lavoro ‘racconta’ “la visione di un microcosmo industriale per come esso si mostra ad una osservazione disincantata, in tutta la sua bellezza involontaria e in tutta l’allucinante violenza della devastazione ambientale”. (B. Gravagnuolo, 1991). Si tratta di paesaggi industriali al tramonto, filtrati dalle luci artificiali che attraversano la fuliggine chimica, facendo emergere una dimensione di irreale sospensione tra il naturale e l’artefatto. Nel 1994 ha inizio il legame dell’artista con lo Studio Trisorio a Napoli, dove espone nel 1995 Moltitudini e nel 1998 Natura morta, cicli che presenta rispettivamente anche a Verona e a Marsiglia, a Roma e a Torino. In queste installazioni l’artista mescola il riferimento più specifico alla fotografia ad aperture ad altri linguaggi, annunciando una sperimentazione che riprenderà in seguito e una presa di distanza nei confronti della fotografia tradizionale. Nel 2005, su commissione dell’amministrazione comunale di Cardiff e in collaborazione con la galleria Ffotogallery, l’artista napoletana realizza un lavoro sulla città gallese, esposto assieme alle fotografie di altre città mediterranee (Napoli, Palermo, Siracusa, Bari, Beirut, Valencia, Tunisi, Marsiglia e Atene) alla Turner House Gallery di Cardiff. Anche per questa ricerca i soggetti sono aree portuali fatiscenti, agglomerati urbani in cui l’artista mette in contrasto il primo piano allo sfondo, la luce al buio, la natura all’industria e il movimento con la stasi. Sviluppo urbano e questioni socio-economiche si fondono in uno scatto.

 

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