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Radici (Trittico), di Pietro Capogrosso

Arte contemporanea

Tecnica: Olio su tela

C’è una doppia tradizione sulle origini del disegno e della pittura; alla rappresentazione di riprodurre quello che è, si contrappone la necessità di conservare quello che era, nella consapevolezza che sempre il disegno opera in absentia.

Nelle opere di Capogrosso le due tradizioni sembrano sovrapporsi. Da una parte con l’immagine dei tralci di tendoni riprodotti nelle loro contorsioni, il riferimento a un fatto concreto della sua terra, della sua tradizione, dei suoi luoghi, dall’altra la loro trasfigurazione in una dimensione lirica dovuta anche all’essenzialità del segno grafico.  Da una parte la realtà, dall’altra la memoria, fatta salva la possibilità, come nel Vermeer di Proust, di unificare le due tendenze, le due tradizioni, e rintracciare un intero mondo nella semplice macchia gialla su un muro, in un semplice frammento del reale.


C’è anche una sensazione di spaesamento nelle immagini in mostra, nel senso dell’unheimlich freudiana. Non sapere dove ci troviamo, sentirci in un luogo sconosciuto, senza punti di riferimento e senza radici. In forma di metafora possiamo affermare che i tendoni di Capogrosso riproducono questo smarrimento, questa vera e propria sospensione di senso. I tendoni scendono dall’alto, sospesi sulle loro stesse radici che non si vedono. Non è un caso, infatti, che essi siano una parte di una realtà più ampia che vive solo nel ricordo, un frammento in cui presente e memoria, sogno e realtà sembrano intramarsi e riprodurre un’immagine di sommessa nostalgia.


Trittico è il titolo dell’opera fondamentale della mostra. Ed è su questo termine che occorre fare ulteriore riflessione. Il termine Trittico fa pensare alle pale d’altare con un pannello principale al centro e altri due posti lateralmente, a marcare un rapporto fortemente gerarchico. Ma Trittico è il titolo che Bacon dà a innumerevoli sue opere nel suo rifiuto della narrazione e illustrazione, di ogni racconto, anche se relazioni pur sempre sussistono in essi. Nelle opere di Capogrosso, al contrario, il Trittico fa pensare piuttosto a una serie, all’iterazione di un motivo che si modifica sensibilmente ad opera di un ritmo, quello sí unitario ed uniforme, e che avvicina la sua pintura all’arte della variazione continua e quindi, ancora una volta, allo sconfinamento fra realtà ed immaginazione, alla realtà della memoria.                           Romeo D’Emilio

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